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24 Marzo 2023

ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO, SI CAMBIA: LA SVOLTA PER AUMENTARE LA SICUREZZA. MA LE AZIENDE IN PUGLIA SONO POCHE

L’alternanza scuola-lavoro solo in aziende sicure. Il governo è pronto a mettere in atto una stretta per ridurre gli incidenti: la svolta arriverà rafforzando il ruolo del tutor scolastico e attraverso una serie di misure al momento al vaglio del tavolo tecnico tra il Ministero dell’Istruzione e del Merito e quello delle Imprese e del Made in Italy. Un percorso partito ormai quasi due mesi fa, proprio per porre un freno all’emergenza infortuni. I dati degli ultimi anni sono drammatici. Solo in Puglia gli infortuni sul lavoro di studenti in alternanza-scuola lavoro sono 15.756, di cui 2.500 negli ultimi due anni, quelli segnati dalla pandemia. L’ultimo anno pre-covid, in Puglia vi erano stati oltre 4.500 incidenti sul lavoro con infortunio per uno dei ragazzi impegnati. E allora via alla stretta.
ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO, COSA CAMBIA
Come fare? Intanto si aumentano i compiti della scuola nell’autorizzare il Pcto (Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento). Sarà compito dei dirigenti scolastici richiedere alle aziende presso cui “mandare” i ragazzi a lavorare alcune certificazioni. E gli uffici scolastici regionali dovranno, invece, creare degli albi a cui le aziende dovranno essere iscritte per poter avviare il percorso comune con gli istituti. I tutor scolastici, che già esistono, avranno maggior responsabilità e anche le imprese dovranno individuare una figura interna che dialoghi con la scuola. L’obiettivo è rendere sempre più sicuro il posto di lavoro dei ragazzi per evitare gli infortuni. Più sicuro e più organizzato. Anche perché l’alternanza scuola-lavoro costituisce un lasciapassare per gli esami di maturità, per quanto anche per quest’anno il Ministero dell’Istruzione, tramite una nota del ministro Giuseppe Valditara, ha posto una deroga. Vale a dire che gli studenti devono fare un minimo di ore, che varia rispetto alla natura della scuola (90 nei licei, 150 negli istituti tecnici, 210 negli istituti professionali), negli ultimi tre anni per poi poter affrontare l’esame di Stato. Per quest’anno, così come nei due precedenti, c’è una deroga. Ma dall’anno prossimo la situazione sarà diversa e gli studenti dovranno davvero esaurire quel monte ore per poter accedere all’esame. Ed è già partita, infatti, la corsa per i ragazzi che frequentano il terzo e il quarto superiore. Sul tema Valditara ha sempre tirato dritto, ignorando tanto gli attacchi di una parte dell’opposizione quanto quelli dei sindacati e degli studenti (che nel corso di questi anni più volte sono scesi in piazza per protestare contro l’esistenza stessa dei Pcto). Tanto che l’obiettivo del ministro è quello di far entrare in vigore le modifiche alla legge attuale già dal prossimo settembre. «Con Calderone – ha detto qualche giorno fa – ci stiamo confrontando anche sull’alternanza scuola-lavoro, per coniugare sicurezza e efficacia della formazione. E far partire una grande rivoluzione che coinvolga la nostra società: mettiamo da parte le polemiche e lavoriamo a una grande alleanza».
I NUMERI
Ma gli strumenti per far partire la “rivoluzione” di cui parla Valditara ci sono? Alcuni dati vanno in senso opposto. Intanto perché il numero di aziende che hanno avviato in questi anni i percorsi con le scuole variano di regione in regione. E si passa dalle 194 ogni 100.000 residenti della Toscana (seguita da Trentino, Veneto, Emilia Romagna e Marche) alle 44 dell’Abruzzo. E in Puglia sono 76 ogni 100.000 abitanti. Diversi istituti scolastici negli ultimi mesi hanno denunciato la carenza di aziende pronte a raccogliere l’invito e lanciare un piano di alternanza scuola-lavoro. È chiaro che, trattandosi del tessuto imprenditoriale, la situazione è diversa rispetto ai territori. Il sindacato datoriale Unsic sui dati delle Camere di commercio ha elaborato i numeri delle aziende disposte a fare Pcto per regioni e per province. Al di là di Trapani, felice eccezione all’ottavo posto, nelle prime 19 posizioni delle province, vi sono solo territori del Nord. A Firenze il tasso di aziende disponibile è sei volte superiore a quello di Taranto, tanto per fare un esempio. E tra i territori pugliesi Lecce (745) è la provincia migliore, mentre Taranto- solo 306 strutture a disposizione – è tra le ultime 15 e anche Bari – con 881 imprese ma in un territorio ben più ampio – non se la passa poi tanto bene (meglio Brindisi). Ma esiste una differenza territoriale, tanto per cambiare.
Il dubbio che resta è se davvero sarà possibile in tutti i territori e in particolare al Mezzogiorno evadere tutte le richieste di alternanza scuola-lavoro.