Tre operai hanno perso la vita stamattina durante lavori di ristrutturazione su un edificio a Napoli. Questo evento riporta l’attenzione su un tema cruciale per il settore edile: la gestione della sicurezza nei lavori in quota e l’utilizzo corretto dei Dispostivi di Protezione Individuale (DPI) di terza categoria, fondamentali per prevenire cadute mortali.
📍 Lavori in quota: quando il rischio è verticale
I lavori in quota sono definiti, secondo il D. Lgs. 81/2008, come tutte le attività che espongono il lavoratore al rischio di caduta da una quota superiore a 2 metri rispetto a un piano stabile. questo include lavori su impalcature e ponteggi, utilizzo di scale o piattaforme mobili, interventi su tetti o solai, manutenzioni su macchinari elevati o linee elettriche.
Secondo i dati INAIL, ogni anno oltre il 30% degli infortuni gravi e mortali sul lavoro sono legati a cadute dall’alto.
🛡️ DPI di terza categoria: dispositivi che salvano la vita
I Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) di terza categoria sono progettati per proteggere il lavoratore da rischi gravi o mortali, come appunto la caduta dall’alto.
Nei lavori in quota, rientrano in questa categoria:
- imbracature anticaduta,
- cordini con assorbitore di energia,
- dispositivi retrattili,
- connettori e moschettoni certificati,
- caschi da cantiere con sottogola.
L’utilizzo di questi dispositivi, tuttavia, non è sufficiente se non è accompagnato da formazione adeguata, verifica dello stato dei DPI, corretto ancoraggio e un piano di lavoro preventivo.
🎯 Le misure preventive non sono un’opzione
Per prevenire incidenti nei lavori in quota è fondamentale adottare misure chiare e sistematiche:
- Formazione obbligatoria e continua per tutti i lavoratori che lavorano oltre i 2 metri.
- Verifica periodica delle attrezzature: cestelli, ponteggi e DPI di terza categoria devono essere a norma e mantenuti correttamente.
- Procedure operative standardizzate: ogni intervento in quota deve essere preceduto da un piano di lavoro e da una valutazione specifica dei rischi.
- Sorveglianza sanitaria attiva.
- Presenza di un preposto che vigili sul rispetto delle misure di sicurezza.
🧠 Cultura della sicurezza: il primo dispositivo di protezione
L’incidente di oggi non è un fatto isolato, ma un sintomo di una cultura della sicurezza ancora troppo debole.
Non bastano le norme: serve un cambiamento di mentalità. La prevenzione deve diventare un comportamento quotidiano, un valore condiviso da dirigenti, tecnici e operai. Formare, verificare, responsabilizzare. Ogni giorno. Ogni cantiere. Ogni lavoratore.
📌 Le 5 regole base da non dimenticare mai
✅ Usa sempre l’imbracatura se non ci sono protezioni fisse come parapetti o reti;
✅ Controlla il tuo DPI (cordino, ganci, caschetto): se è usurato o danneggiato, va cambiato;
✅ Non salire mai su ponteggi o macchinari non certificati o in cattive condizioni;
✅ Non improvvisare: segui le istruzioni del preposto e le procedure di sicurezza;
✅ Fai formazione: conoscere i rischi ti salva la vita.
🔚 Conclusione: non aspettiamo la prossima tragedia
Ogni volta che saliamo su un’impalcatura, ogni volta che ci troviamo a lavorare in quota, dobbiamo fermarci un momento e chiederci: sto lavorando in sicurezza? Ho le giuste protezioni? Sono stato formato? L’attrezzatura è a norma?
La sicurezza non è un fastidio. È l’unico modo per vivere questo mestiere con dignità e rispetto.
Fonte: puntosicuro.it