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25 Novembre 2022

AUMENTO PENSIONI 2023: RIVALUTAZIONE FINO AL 120 PER CENTO IN ARRIVO CON LA MANOVRA

Aumento pensioni 2023, la Manovra prevede per il prossimo anno una rivalutazione fino al 120 per cento dei trattamenti minimi.

Si tratta di una delle novità previste nella bozza della nuova Legge di Bilancio in tema di previdenza.

Le pensioni minime arriveranno a quasi 600 euro grazie all’indicizzazione delle pensioni al 120 per cento rispetto all’inflazione.

L’aumento sarà proporzionato all’importo dei trattamenti, per i quali sono stati individuate sei nuove fasce.

Aumento pensioni 2023: rivalutazione fino al 120 per cento in arrivo con la Manovra

Priorità alle pensioni minime. Questa è la linea che il Governo intende seguire e che emerge dalla bozza della Legge di Bilancio 2023.

Per quanto riguarda in generale il tema pensioni, nel 2023 sarà introdotta la nuova Quota 103, che rimanda l’entrata in vigore della Legge Fornero e permetterà l’uscita anticipata per i lavoratori con 62 anni d’età e 41 di contributi.

Inoltre, sempre per il prossimo anno, sono prorogate Opzione Donna e Ape Sociale.

Nello specifico, per i trattamenti minimi è prevista una rivalutazione fino al 120 per cento rispetto all’inflazione.

Come sottolineato dal Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nella conferenza stampa del 22 novembre 2022, il Governo ha deciso di aiutare le pensioni minime:

“Rivaluteremo tutti i trattamenti secondo l’indicizzazione ma lo faremo con una percentuale diversa in base a quanto è alta la pensione.”

Le pensioni pari o inferiori al minimo INPS, dunque, vengono rivalutate del 120 per cento. Saranno perciò le pensioni più basse a beneficiare dell’aumento maggiore in rapporto all’inflazione. La percentuale di rivalutazione, poi, sarà minore quanto più è grande l’importo della pensione:

“Tutte le pensioni fino a 2.100 euro vengono rivalutate del 100 per cento e man mano che la pensione aumenta diminuisce la rivalutazione fino alle pensioni superiori ai 5.000 euro per le quali l’indicizzazione è bloccata al 35 per cento.”

Sono rivalutate quindi anche le pensioni con importi più alti ma con una percentuale minore.

Aumento pensioni 2023: trattamenti minimi a 570 euro mensili

I titolari di un trattamento pensionistico minimo avrebbero comunque beneficiato dell’adeguamento delle pensioni già previsto per il 2023. Si tratta della perequazione annuale, il cui decreto è stato già firmato dal Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti.

Come specificato nel comunicato stampa del MEF, la rivalutazione degli assegni per il prossimo anno è pari al 7,3 per cento, secondo il parametro comunicato dall’ISTAT al 3 novembre 2022.

Vengono eliminate le tre fasce di reddito per la rivalutazione, 100 per cento per i trattamenti fino a 4 volte il trattamento minimo, 90 per cento per quelli fino a 5 volte il minimo e 75 per cento per quelli superiori a quest’ultima soglia. Nella nuova Legge di Bilancio sono individuate sei nuove fasce.

L’aumento, pertanto, sarà pieno (100 per cento) per chi percepisce una pensione fino a quattro volte il trattamento minimo INPS (circa 2.100 euro).

Per i trattamenti superiori a quattro volte il minimo, l’aumento sarà proporzionato in base all’importo complessivo:

Il valore minimo è stato fissato dall’INPS, nella circolare n. 120/2022, a 525,38 euro mensili. Con la rivalutazione del 7,3 per cento questo salirebbe a 563,73 euro al mese (7.328,49 euro annui).

All’importo rivalutato in questo modo si aggiungerà anche l’indicizzazione prevista nella Manovra 2023. All’aumento del 100 per cento (rivalutazione del 7,3 per cento) bisogna aggiungere, quindi, un ulteriore 20 per cento che comporta una rivalutazione delle pensioni minime dell’8,7 per cento.

L’importo minimo della pensione per il 2023, dunque, sarà di quasi 600 euro, per la precisione 570 euro (7.410 euro annui). Per il 2024, poi, è previsto un ulteriore aumento per le pensioni minime che dovrebbero arrivare a circa 580 euro.

Questi aumenti non comportano il superamento, per il biennio 2023-2024, dei limiti reddituali previsti per il riconoscimento di tutte le prestazioni collegate al reddito, né rilevano ai fini della rivalutazione delle pensioni per il 2023 e il 2024.

Fonte: INFORMAZIONE FISCALE